lunedì 31 marzo 2014

Intervista per RivieraOggi



Le mie esperienza tra Singapore ed India


SAN BENEDETTO DEL TRONTO-“Sono finito in India perché secondo me è l’origine di tutto, è il punto di partenza di tutto. L’India è ancora un paese dove il divino è nella quotidianità della gente, nei gesti”. Questi sono i motivi per cui Tiziano Terzani è finito in India, spiegheremo ora i motivi che hanno portato Giuseppe Formentini 34enne di San Benedetto del Tronto in India.
Laureato alla Bocconi di Milano nel marzo 2004, in economia aziendale, proprio tramite l’università, nello stesso anno gli viene offerta la possibilità di andare a lavorare all’estero tramite la rete delle camere di commercio italiane.
Le camere di commercio Italiane all’estero sono degli uffici riconosciuti dal ministero del commercio estero, ma assolutamente autonomi e privati, formati da alcuni imprenditori stranieri con interessi in Italia ed imprenditori Italiani nel paese estero.
“Ogni camera ha un suo consiglio d’amministrazione, una sua attività annuale, gestisce autonomamente il proprio personale. Insomma uffici di consulenza privati, ma che seguono alcune linee guida del ministero che li riconosce e li aiuta in alcune attività di promozione dell’Italia all’estero”, ci spiega Giuseppe Formentini.
Ci hai detto di essere stato sia in Singapore che in India, inizia a raccontarci la tua prima esperienza.
Decido di andare a Singapore, perché è una Città-Stato,  lì l’ufficio era piccolo, di 3 persone, nonostante questo, è stata un’esperienza entusiasmante. Coinvolto dalla mia responsabile, di origine Malese, in diversi progetti mi sono subito ambientato con la comunità italiana in loco. Molti banchieri, tantissimi ristoratori o importatori di vino e cibo italiano, qualche bella azienda e poi diversi ricercatori e professori universitari.
Da  subito mi occupai  di una ricerca del finto “Made in Italy” nei supermercati locali. Oggi se ne parla molto, ma questa cosa mi colpì subito nel 2004, perché tantissimi prodotti con la confezione riportante il tricolore erano in realtà prodotti in Australia, Malesia, Thailandia. Il risultato di questo lavoro fu presentato direttamente all’Ambasciatore Italiano Scalici.
A Singapore ebbi modo di organizzare il primo evento interamente dedicato all’Italia dal nome “That’s Italy” per far apprezzare per 4 giorni nel pieno centro della Città tutti i prodotti italiani che era possibile trovare. Dalla Maserati alla Vespa, dalla Fiat alla Ducati, dai gelati alla pasta, dall’abbigliamento alle scarpe, dai prodotti cosmetici alla gioielleria.
Forte era il legame con la camera di commercio di Milano e per questo diverse delegazioni ci chiesero di preparare incontri con partner locali. Devo dire che lì  poco si è vista la presenza della politica.
Organizzammo per la prima volta a Singapore l’annuale meeting delle camere di commercio italiane in Asia.
Partecipai anche all’annuale meeting che le camere di commercio italiane di tutto il mondo svolgono in Italia, nel 2005 a Pescara ed in occasione del quale si incontrarono aziende interessate a stringere accordi con i paesi esteri.
L’esperienza in India invece?
Visto il buon lavoro svolto a Singapore, i colleghi della camera di commercio italiana, in India mi chiesero di prendere in mano l’ufficio a Mumbai. Visto che si trattava di una struttura di 30 persone (quasi tutti locali) con uffici regionali anche a Delhi, Calcutta, Chennai e Bangalore, non me lo feci chiedere due volte.
Da lì è partita la mia esperienza in India nel 2006-2007. Moltissime furono le delegazioni Italiane perché il governo aveva decretato l’anno dell’Italia in India. E quindi abbiamo organizzato missioni di quasi tutte le Regioni, feci anche delle presentazioni in Italia come per esempio nelle Marche. Fino all’organizzazione della delegazione governativa nel febbraio 2007.
Avere un occasione così’ a 27-28 anni non era cosa da poco ed ho cercato di lavorare al meglio per la promozione italiana collaborando con la Regione Piemonte per tutto il settore dell’automobile. Con la Lombardia, abbiamo collaborato invece, soprattutto nel comparto fiere, avevamo infatti, l’ufficio di fiera Milano.
Tramite  l’ufficio di Veneto Export inoltre, organizzammo anche il galà annuale di Benetton in India. E poi il Friuli con i suoi prodotti alimentari, i mobili ed i macchinari, l’Emilia Romagna attiva soprattutto nel settore dell’Agricoltura e dei macchinari agricoli.
In questo campo viste le polemiche di questi giorni mi permetto di dire che in Asia hanno difficoltà enormi già a raggiungere l’Italia (mancanza di collegamenti diretti) e poi dividono il loro tour magari anche di 2-3 settimane con Londra e Parigi.
Ammesso che raggiungano l’Italia visitano Roma, Milano, Venezia, Firenze qualcuno arriva anche a Napoli.
E’ quindi estremamente difficile pensare che qualcuno possa da quei territori raggiungere le Marche ed ancor meno la nostra città. Ovviamente tutta l’Asia è bellissima e quindi capisco i tanti che andavano e continuano ad andare lì per fare una vacanza personale mascherata da missione istituzionale.
Come vedi la situazione attuale e futura dell’Italia?
Nel 2007 sono rientrato in Italia ed anche se sarei dovuto ripartire per l’India con un nuovo incarico alla fine sono rimasto per motivi familiari a San Benedetto iniziando a lavorare per la CARISAP, oggi Banca dell’Adriatico.
Purtroppo la situazione negli ultimi anni in Italia e’ andata peggiorando e penso che vi siano a breve poche possibilità di invertire la rotta, soprattutto a causa di un sistema di privilegi e tutele estreme che ha bloccato il mercato del lavoro, impedendo la concorrenza e il normale ricambio che è il motore di tutti i paesi in via di sviluppo, ma anche di tutto il mondo anglosassone.
Negli anni passati in Asia i miei contratti prevedevano un solo mese di preavviso da entrambe le parti. Non importava la tua età ma cosa potessi dare all’azienda, la tua preparazione, le tue qualità, la tua voglia di sviluppare nuove idee.
In Italia sento parlare solo del raggiungimento dei requisiti pensionistici, delle retribuzioni legate agli anni di anzianità di servizio, delle tutele che molti hanno avuto in passato e che tagliano fuori i giovani dal mercato del lavoro, giovani costretti ad andare all’estero non per scelta professionale, ma per disperazione.
Come ti vedi tra 5-6 anni?
Tra 5-6 anni vorrei aver contribuito a cambiare le cose in Italia, vorrei poter vedere i giovani rimanere a lavorare nel nostro paese, spero di aver sviluppato una mia attività, magari facendo tesoro delle esperienze passate all’estero.
Certo che se le cose dovessero rimanere così,  non posso escludere di cercare meglio fuori dall’Italia. Ma oggi non voglio pensare a questa eventualità e mi auguro che qualcuno si ravveda rispetto a delle scelte passate incomprensibili!
Cosa ti è mancato più dell’Italia e quali sono gli aspetti positivi da importare nel nostro paese?
 Quando sei all’estero per tanto tempo capisci bene le potenzialità di un paese unico al modo, l’Italia, che ti manca per la qualità della vita che tutti ci invidiano, per la nostra creatività, per la nostra cultura, per la possibilità di passare dalla montagna al mare in pochi istanti. Insomma per nostra immensa storia e poi anche per alcune eccellenze industriali che hanno ben conosciuto anche in Asia.
Ecco tutti dovrebbero uscire un po’ dal nostro solito provincialismo, e farsi un giro da quelle parti, capire che nel mondo un azienda di 500 dipendenti è considerata piccola mentre qui vogliamo ancora competere con aziende di 8 dipendenti che nulla possono investire in ricerca e sviluppo e che sono contornate da un sistema istituzionale folle di Comuni, Province, Regioni. Anche l’India ha le sue Regioni, ma ognuna di 100 milioni di persone. Questa lezione dovremmo capire e fare nostra invece di difendere ognuno il proprio campanile sapendo che oggi la sfida e’ globale.
Quindi il turismo fuori Europa va promosso come Italia, e non come Marche e ben che meno come Riviera delle Palme.